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un’attività cui intere famiglie – vere e proprie dinastie di intagliatori – si dedicano da generazioni. Si prenda ad esempio Thomas Pfeifhofer, della casa Hubertus, o Albert Tschurtschenthaler, meglio noto come il “Kroma”, nipote di colui che un tempo tutti chiamavano “Herrgottschnitzer” (letteralmente “intagliatore del Signore”). Ereditato il talento del nonno, Albert ne ha fatto la sua professione. Fin dalla prima giovinezza intaglia nel legno motivi sacri e profani, da immagini di Cristo a paralumi riccamente decorati, da figure del presepe a riproduzioni delle Tre Cime, fino a tradizionali tavole per trofei di caccia, l’altra sua grande passione. Come spesso avviene quando ci si reca al laboratorio di un artigiano di Sesto, anche quando si visita Albert presso il maso Kramerhof, a Moso, ci si trova nella rustica Stube di una casa contadina. Niente bottega. Niente negozio on‑line. Si entra, ci si avvicina al tavolo tra l’antica stufa e l’angolo in cui è appeso il crocifisso e si lascia l’ordinazione. Quando l’opera è pronta, la si viene a prendere. Ciò che colpisce nella Stube del “Kroma” non è tanto l’intenso profumo di pino cembro né il tappeto di trucioli sul pavimento o il cane da caccia accoccolato sulla panca, quanto l’enorme testa di un cinghiale impagliato affissa alla parete. Abbattuto personalmente, va da sé. E proprio qui sta la differenza: nell’autenticità e immediatezza del rapporto tra artigiano e cliente. Quella di Albert non è una semplice professione, bensì una vocazione, uno stile di vita. Una realtà che non pensa alla privacy o all’anonimato. Una realtà in cui ci si mostra ancora per quel che si è.